Ma l'italiano è facile da imparare?

Molti serbi - soprattutto quelli che non lo studiano - pensano che l'italiano sia una lingua semplice da apprendere; di solito esso viene messo a confronto con il tedesco, esempio principe degli idiomi difficili (o, almeno, a me è capitato più di una volta di sentire questo paragone).

Ma è davvero così? L'italiano è facile da imparare?

In realtà, la domanda non è ben posta: i linguisti ritengono che non si possano distinguere le lingue "facili" da quelle "difficili"; ogni lingua ha, infatti, aspetti più o meno complessi da padroneggiare, e il processo che porta all'acquisizione di un secondo idioma dipende da vari fattori.

Tra questi ultimi, innanzitutto, vi è la lingua madre dell'apprendente (per noi italiani è molto più facile imparare lo spagnolo - lingua neolatina come la nostra - rispetto al cinese); quali altri idiomi parla lo studente (per rimanere allo spagnolo, esso interferisce positivamente - ma anche negativamente - sull'apprendimento dell'italiano); le motivazioni allo studio (chi studia una lingua per amore verso il Paese in cui essa si parla, ha generalmente più probabilità di imparare meglio); l'esposizione a essa (va da sé che una lingua si impara con più facilità se si ha la possibilità di praticarla); e la lista potrebbe proseguire.

Dunque non si può parlare di lingue facili e lingue difficili; è corretto, invece, individuare all'interno di ogni idioma quelle che sono le strutture più facilmente assimilabili per uno studente che parte da una determinata lingua madre.

Vediamo dunque alcune fra le strutture linguistiche dell'italiano che sono (meglio: potrebbero essere) più semplici e più ostiche per i serbi.

Tra gli aspetti più semplici:

- analoga struttura sintattica: sia l'italiano sia il serbo sono lingue con una struttura SVO (soggetto + verbo + oggetto): noi diciamo "Io mangio la pizza", i serbi dicono "Ja jedem picu". Sembra una banalità, ma non lo è: il giapponese, ad esempio, ha una struttura SOV ("Watashi wa piza o tabemasu"), in cui - cioè - il verbo va alla fine della frase. Abituarsi a una nuova struttura sintattica è una delle cose più complesse per chi apprende una nuova lingua, e i serbi questo non lo devono fare;

- assenza dei casi e del terzo genere del sostantivo: in serbo le parole vengono declinate attraverso sette casi, a seconda della funzione grammaticale che svolgono nella frase; il sostantivo, inoltre, oltre al maschile e al femminile prevede il genere neutro. L'assenza di queste strutture in italiano diminuisce ovviamente le forme da apprendere, semplificando il compito degli studenti serbi (anche se alcuni di essi, c'è da dire, all'inizio sono un po' confusi dalla mancata presenza del neutro);

- forti analogie nella formazione delle strutture verbali: in entrambe le lingue esistono tempi composti, che si formano attraverso l'accostamento di un verbo ausiliare e di un participio. Questa analogia rende più semplice apprendere le forme - tra gli altri - del passato prossimo, tempo fondamentale per poter raggiungere un livello di competenza comunicativa che consenta di sostenere una semplice conversazione;

- la forma impersonale del verbo "piacere": sia in italiano ("Mi piace il gelato") sia in serbo ("Sviđa mi se sladoled"), il verbo "piacere" viene coniugato in modo impersonale; è una forma che risulta ostica per coloro che parlano lingue in cui tale verbo ha forma transitiva, come in inglese ("I like ice cream").

Tra gli aspetti più complessi:

- presenza dell'articolo: in serbo l'articolo non esiste; in italiano ne esistono tre tipi (determinativo, indeterminativo, "partitivo"), che generano svariate forme. Anche per gli apprendenti di livello avanzato, a volte, è difficile capire se l'articolo va usato e come. Le regole di base vengono spesso contraddette da eccezioni e ulteriori specificazioni: una regola che sentirete ripetere da molti docenti è che davanti ai nomi di città l'articolo non va usato ("Bologna è bella"); ma se una specificazione accompagna il nome della città, allora ci vuole l'articolo determinativo ("La Bologna degli anni Trenta era bella"); in casi particolari, poi, l'articolo dev'essere indeterminativo ("Una Bologna così bella non la vedevo da tempo": in questo caso è la costruzione marcata a esigere questa forma dell'articolo). Immaginate la confusione dei poveri studenti! È ovvio che le regole, in questi casi, debbano essere presentate gradualmente;

- uso delle preposizioni: è un problema analogo a quello dell'articolo. Abbiamo detto che l'assenza dei casi rende l'italiano più semplice per i serbi; d'altro canto, però, nella nostra lingua le funzioni grammaticali delle parole vengono spesso esplicitate dalle preposizioni. Stabilire delle regole - anche in questo caso - è molto difficile: perché si può dire sia "Vado in posta" sia "Vado alla posta"? Non c'è una risposta; è così e basta. Oltre a dare indicazioni (precisando che vanno usate con elasticità) e cercare di esporre l'apprendente il più possibile alla lingua reale, la soluzione migliore è stabilire delle priorità per livello di apprendimento: per i principianti non conta tanto la forma quanto la possibilità che il messaggio passi (meglio usare una preposizione sbagliata che fare scena muta); per gli apprendenti di livello avanzato il lavoro sulla forma diventa fondamentale (sperando però che certi errori non siano stati così introiettati da risultare impossibile rimuoverli);

- uso di "avere" come ausiliare: abbiamo già detto che i tempi composti si costruiscono in maniera analoga nelle due lingue; in serbo, però, viene utilizzato solo il verbo "essere" come ausiliare, il che rende - almeno all'inizio - problematico abituarsi all'uso di "avere". Con il quale, peraltro, il participio non va modificato per genere e numero (mentre in serbo lo si fa sempre);

- presenza del congiuntivo: questo modo verbale non esiste in serbo; le sue forme, inoltre, sono piuttosto difficili; le norme che ne regolano l'utilizzo, poi, sono varie e - a volte - fumose: si dice "Cerco persone che parlano italiano" o "Cerco persone che parlino italiano"? (Si usano entrambe le forme). Perfino gli italiani faticano a usarlo (Fantozzi docet!), ma esistono anche modi per "aggirarlo" ("Credo che Gianni sia arrivato" è del tutto analogo a "Secondo me Gianni è arrivato).

Quelli elencati sopra sono solo alcuni degli aspetti da tenere in considerazione quando ci chiediamo se l'italiano sia facile da apprendere; esistono strutture che hanno entrambe queste caratteristiche: l'italiano è una lingua neolatina, mentre il serbo è un idioma slavo, il che rende il lessico molto differente tra le due. In compenso, però, in serbo esistono molti latinismi che facilitano il compito degli studenti.

In conclusione, come per l'apprendimento di ogni lingua, anche nello studio dell'italiano ci sono aspetti facili e aspetti difficili: per superare le difficoltà, lo studente ci deve mettere passione e voglia di imparare; il docente, invece, deve capire quando e come presentare i vari aspetti linguistici a seconda del livello di apprendimento, delle necessità del discente e dei suoi obiettivi.

Prima di chiudere, una domanda: per voi quali sono stati gli aspetti dell'italiano più facili e più difficili da imparare?

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Commenti: 2
  • #1

    Anna (lunedì, 12 dicembre 2016 15:52)

    Sono madrelingua italiana e sicuramente l'italiano presenta le sue difficoltà per uno straniero. Io ho iniziato a imparare la lingua giapponese su skype e, sin dalle prime lezioni, ho notato la differenze che questa lingua ha rispetto all'italiano. Molte di queste differenze rientrano negli aspetti da lei elencati. https://preply.com/it/giapponese-su-skype

  • #2

    Michela (venerdì, 21 febbraio 2020 11:13)

    Perdonami, ma c'è una bella differenza tra il dire:"Cerco persone che parlano italiano" e "cerco persone che parlino italiano".
    È la stessa differenza che c'è tra "cerco una ragazza che ha i capelli rossi" e "cerco una ragazza che abbia i capelli rossi": dalla prima frase si evince che io conosco la ragazza in questione, che sto cercando proprio quella ragazza, magari l'amica che ho perso di vista in mezzo alla folla, mentre dalla seconda si evince tutto il contrario, cioè che sto cercando una ragazza qualsiasi, basta che abbia i capelli rossi.